Laboratori filosofici a Breno (BS)

511f93a4be3a578752193dcf6773c9d3Buon giorno a tutti, segnaliamo all’interno dell’offerta formativa che il Liceo C. Golgi presenta con L’Università del Talento di Breno (Bs) www.universitadeltalento.com, alcuni interessanti laboratori di Pratiche Filosofiche. I laboratori sono subordinati al raggiungimento di almeno 6 partecipanti.

Scaricate qui il programma: brochure

A presto!

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17 Febbraio 2017: Le Relazioni

Tutti noi sappiamo molto sulle relazioni, ciononostante continuiamo ad avere spesso difficoltà nel relazionarci. Molte volte ci sentiamo delusi, perchè una relazione per noi importante non ha funzionato. È probabile che ci stia sfuggendo qualcosa e che sia necessario fermarci e riflettere sul significato dell’uomo come “animale sociale” già identificato da Aristotele.

fili-tesi-seraIl nostro input iniziale è tratto da un racconto di Calvino, dove nella “città invisibile” di Ersilia, mette in evidenza l’intricata rete di relazioni che uniscono gli uomini attraverso uno strano sistema di fili. Se ci mettiamo a dar corpo alle nostre relazioni succede come in questa città dove i fili si intrecciano e si moltiplicano al punto che la rete finisce per impedire la vita stessa, così gli abitanti per impedire che i fili rendano impossibile l’esistenza smantellano la città. Ma il destino della gente di Ersilia è quello di ogni uomo: riedificare nuovamente la città e ricominciare da capo a tessere fili.

Insieme abbiamo tentato di fare un elenco delle innumerevoli relazioni che ci legano: parentela, amicizia, lavoro, vicinato, sessuali, economiche, virtuali, scolastiche, di aiuto, burocratiche, politiche, religiose, affettive, ludiche, sportive, culturali, generazionali… Ognuno ha poi provato, attraverso la scrittura autobiografica, a raccontare di una propria relazione interpersonale. Alcune domande scritte alla lavagna ci hanno aiutato ad approfondire un tema così importante:

  • Quando accade che le relazioni ci soffocano?
  • La città abbandonata è come un rudere fatto di ricordi, di rapporti costruiti e abbandonati, cosa resta di queste rotture?
  • C’è sempre spazio per ricominciare a intessere la nostra tela?
  • Quali relazioni avete vissuto e quali vi mancano?
  • Certe relazioni vi hanno trasformato? come?
  • Le relazioni influiscono sull’identità?
  • Ci sono regole all’interno delle relazioni?
  • Le relazioni hanno bisogno di essere definite?
  • Quali sono le componenti di una relazione significativa?
  • Nelle relazioni interpersonali la comunicazione è elemento imprescindibile, che tipo di comunicazione conoscete e usate?

installation_string_numen_foruse_10Tante domande, non facili risposte, forse una certezza: “Nessun uomo e nessuna donna è un’isola, siamo invece tutti penisole, per metà attaccate alla terraferma e per metà legati alla famiglia e agli amici e alla cultura e alle tradizioni e al Paese e alla nazione e al sesso e alla lingua e a molte altre cose. Mentre l’altra metà chiede di essere lasciata sola, di fronte all’oceano.” (A. Oz)

 

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3 Febbraio 2017: Il tempo

tempoPresso la biblioteca di Seriate con 15 partecipanti abbiamo dato avvio a nuovi laboratori di pratiche filosofiche proponendo come prima serata una comunità di ricerca intorno al tema del Tempo. Argomento vastissimo e tra i più indagati nella ricerca filosofica  ci siamo soffermati sull’affermazione Non ho tempo… E chi di noi non si è mai lamentato di avere poco tempo a propria disposizione? Quante volte diciamo: ‘Vorrei tanto fare quella cosa, ma non ho proprio tempo!’ oppure ‘Come vola il tempo…!’ e cose simili? Se poi trasportiamo ragionamenti di questo tipo dalla dimensione di una giornata a quella di una vita, non manchiamo di pensare che gli anni passano in fretta e sono in realtà pochi per quello che si potrebbe realizzare. Eppure tutti abbiamo lo stesso tempo, ma allora perché ci lamentiamo sempre? Che giustificazioni diamo al fatto di dire che non abbiamo tempo?

Partendo dalla lettura di alcuni brani tratti dalle opere di Seneca, il filosofo che ha dedicato a questo tema diverse lettere e il dialogo “De brevitate vitae”, sollecitati a formulare delle domande i partecipanti riuniti in 5 gruppi hanno posto i seguenti quesiti:

  • Come possiamo mettere in relazione il tempo che ci viene richiesto con la possibilità di impadronirci del tempo presente?
  • Ci deve essere una malattia o un disagio per comprendere il valore del tempo?
  • Il tempo dà senso alla vita?
  • Se si prescinde dai fenomeni il tempo ha una natura oggettiva?
  • Abbiamo la sensazione di perdere tempo o in realtà perdiamo il controllo del nostro tempo?

Da questi interrogativi sembra cruciale la questione dell’utilizzo del tempo, ma leggendo Seneca in realtà non è vero che abbiamo poco tempo a nostra disposizione, piuttosto ne sprechiamo moltissimo, quindi dovremmo cercare di dare qualità alla nostra vita, dando valore ad ogni attimo della nostra esistenza e cercando di vivere ogni momento nella maniera migliore. Questo quello che dice il Filosofo, ma il dialogo vivo si è domandato il significato dello “sprecare tempo” non per tutti uguale. Certamente se spostiamo il valore del tempo da quantitativo a qualitativo ci accorgiamo che non è la durata che conta, ma l’uso che se ne fa, uso che è soggettivo. Così come soggettiva è la percezione dello scorrere del tempo: un’ora passata in buona compagnia vola, il tempo mentre aspettiamo il nostro “amato” non passa mai.

kairosxchronosProviamo allora a considerare il tempo non come qualcosa che abbiamo e che in qualche modo dobbiamo “far fruttare” facendone economia, ovvero facendo tanto in poco tempo, ma come qualcosa che esiste nel momento in cui ce lo prendiamo. Spostare l’attenzione dal tempo come un contenitore con un dosatore, al tempo come progetto per fare ciò che ci caratterizza, forse ci aiuta a dare un senso alla nostra vita. Gli antichi Greci per questo avevano due parole per nominare il tempo: Kronos e Kairòs. Mentre la prima si riferisce ad un significato di tempo legato alla logica sequenziale, la seconda significa “un tempo nel mezzo”, un momento di un periodo di tempo indeterminato nel quale “qualcosa” di speciale accade, è il tempo favorevole, del giusto momento, l’attimo da cogliere. Vi sono attività dove il tempo va considerato in modo meccanico e momenti dove il tempo è fluido, è creazione di opportunità.

Questo argomento ha appassionato molto e richiederebbe altre serate, vogliamo almeno concludere con uno degli aforismi distribuiti a fine serata: “La gente si preoccupa unicamente di passare il tempo; chi ha qualche talento pensa invece a utilizzarlo.” (A. Schopenhauer)

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Febbraio 2017: nuovi laboratori filosofici a Seriate

Ben ritrovati cari amici!

L’anno nuovo è arrivato e si riparte con 3 nuovi laboratori filosofici. 10589619_900517423309392_636426284_nEcco le date da segnare:

  • 3 Febbraio: IL TEMPO
  • 10 Febbraio: LA SCELTA
  • 17 Febbraio: LE RELAZIONI

Ecco qui tutti i dettagli: brochure

Per partecipare è necessario iscriversi entro il 30/1/17.

Vi aspettiamo!

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Ottobre 2016: Ciclo sul Cambiamento

Nel mese di ottobre ad Azzano San Paolo, abbiamo tenuto 3 incontri per scoprire il piacere di filosofare attraverso il dialogo, in uno scambio di esperienze, di confronto e di messa in gioco delle nostre visioni del mondo, dei nostri valori, delle nostre scelte su un tema importante e con il quale ci troviamo tutti coinvolti: IL CAMBIAMENTO. Per cercare di aprire maggiormente gli orizzonti di questo tema sconfinato abbiamo scelto di partire da qualcosa che conosciamo tutti benissimo: le nostre abitudini.  Dopo un breve stimolo iniziale ecco le domande emerse dal gruppo:

  • Quali sono i fattori che fanno di una persone un essere abitudinario?
  • L’abitudine può essere così rassicurante da non farci cambiare?
  • Quali sono i rischi e i benefici di un’abitudine duratura?
  • L’abitudine può definirsi consapevole o inconsapevole?
  • Quali sono gli stati d’animo che proviamo quando ci troviamo di fronte al nuovo?
  • L’abitudine consiste in una serie di comportamenti o è un abito mentale?

ABITUDINI AAASi è dunque sviluppata un’ampia discussione per cercare di mettere in luce i vari aspetti delle nostre abitudini: da un lato confortevoli, rassicuranti, rappresentanti della stabilità di ciò che è noto, capaci di farci risparmiare tempo per fare altro, sinonimo di efficienza, un piacevole non rischiare che mette in luce anche la nostra organizzazione ma dall’altro un qualcosa che non ci arricchisce, che è scontato , qualcosa che si presenta anche come un accontentarsi, una monotonia inconsapevole che ci rende schiavi di imposizioni e necessità sociali.  Per la maggioranza le abitudini sono azioni ripetitive, meccaniche, routinarie caratterizzate da rigidità e passività. Tuttavia come ci ricorda Dewey, le abitudini rappresentano anche le scelte che abbiamo fatto nei nostri incontri con l’ambiente e le persone. Dall’infanzia alla fanciullezza comincia e si sviluppa il nostro modo di abitare nel mondo. E quindi le abitudini rappresentano anche il nostro modo di sentire e trovare un senso nel mondo e di essere in esso in modo attivo.

pers_1In questo mondo cangiante e in continuo mutamento abbiamo deciso di dedicare il secondo incontro al tema del cambiamento nella declinazione “Cambiare sé stessi tra desideri e paure”. Abbiamo invitato i partecipanti a rispondere  alla domanda: QUAL’E’ L’ASPETTO DI VOI STESSI CHE VORRESTE CAMBIARE E PERCHE’. La riflessione in questo caso è stata molto intima e personale: ognuno si è sentito particolarmente coinvolto se è vero, come gli studi filosofici ci dicono, che l’essere umano per sopravvivere impara ad accettare ciò che è e a desiderare continuamente di andare altrove (ex-sistere).  Così le domande e la discussione che ne è seguita ha toccato i concetti di identità, desiderio, motivazione, scelta… Per tutti l’aspetto da modificare non è quello fisico o strettamente emozionale bensì quello relazionale, così sono emersi quegli aspetti che creano insoddisfazione nei rapporti interpersonali come: impulsività, incostanza, fiducia, vulnerabilità, aggressività. Procedendo nel dialogo il tema che è emerso e intorno al quale si è manifestato il maggior interesse è stato quello dell’autostima.  E che cos’è l’autostima? Argomentando ci siamo trovati d’accordo col significato che possiamo trarre dall’enciclopedia “Treccani”: Considerazione che un individuo ha di sé stesso. L’autovalutazione che è alla base dell’a. può manifestarsi come sopravvalutazione o come sottovalutazione a seconda della considerazione che ciascuno può avere di sé, rispetto agli altri o alla situazione in cui si trova. Queste considerazioni ci spingono a riflettere sull’importanza del sistema educativo, ambientale, culturale nella formazione dell’identità la quale, pur nella consapevolezza della continuità e coscienza di sé (necessaria,  pena la disintegrazione della personalità) cambia, si trasforma, cresce  all’interno di un sistema relazionale che necessariamente porta l’individuo ad una continua riorganizzazione nei rapporti con sé stesso e il mondo che lo circonda.

viaggioE così siamo giunti all’ultimo incontro a dialogare intorno al Viaggio dell’esistenza,  già di per sé metafora del cambiamento se consideriamo il “viaggio” non il semplice spostamento da un luogo ad un altro o come percorso dalla nascita alla morte, bensì come esperienza singolare tra spazio e tempo, passato e futuro, soggetto e mondo, cioè simbolo complesso della complessità umana , evento capace di plasmare, modificare o alterare l’identità di ciascuno. Lo stimolo di partenza , in considerazione proprio del “viaggio-simbolo” ,  è stata una lettura tratta dal libro “L’arte della vita” del famoso sociologo Z. Bauman.  Più precisamente abbiamo indagato il significato della metafora del “gettare l’ancora oppure del radicarsi”.  Se nel discorso comune gettare l’ancora è l’espressione usata per indicare la condizione di chi si ferma finalmente e definitivamente dopo un lungo viaggio, indicando così il raggiungimento della quiete, del luogo sicuro in cui trascorre il resto dell’esistenza, magari dopo una vita travagliata, quello che propone Bauman è invece un’immagine riletta alla luce della condizione attuale: dall’immagine romantica di un porto dove si getta l’ancora per il definitivo riposo dopo le fatiche dell’esistenza, nella nuova situazione “fluida” del nostro tempo, lascia il posto ad un movimento continuo, a un sostare mai definitivo, a un continuo prendere e lasciare, appunto un issare e gettare l’ancora. Ecco quindi le domande dei nostri ospiti:

  • Come facciamo a capire di essere arrivati nel porto ideale?
  • Chi è al timone?
  • Cosa ci fa muovere verso il cambiamento?
  • Esiste il radicamento?
  • E’ indispensabile muoversi?
  • L’uomo ha necessità di nutrirsi di esperienze per crescere/generare la vita?

La discussione ci ha portato a riflettere sulla nostra situazione di provvisorietà e movimento, ma anche permanenza e stabilità e quindi quanto le immagini del gettare l’ancora e quella del radicamento siano figure illuminanti perché: Le radici sono importanti, nella vita di un uomo, ma noi uomini abbiamo le gambe, non le radici, e le gambe sono fatte per andare altrove. (P. Cacucci)

Ringraziamo tutti i partecipanti di Azzano che ci accolto nel loro paese e che hanno dialogato con noi! A presto!!

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Ottobre 2016 – altri appuntamenti ad Osio Sotto

Cari amici ad Ottobre raddoppiamo!!

Ebbene si, ad Ottobre terremo altri 3 laboratori di pratica filosofica presso la Biblioteca di Osio Sotto. Gli incontri si terranno il giovedì sera alle 20.30 e saranno: 20 e  il 27 Ottobre ed infine il 3 Novembre.

Per vedere tutti i dettagli e le modalità di iscrizione clicca il link qui di seguito: brochure corsi OsioSotto

A presto!

Agnese e Raffaella

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Ottobre 2016 – nuovi appuntamenti ad Azzano

Cari amici, bentornati!

Ripartiamo ad Ottobre con 3 serate di laboratori filosofici su un tema intrigante e che coinvolge tutti: IL CAMBIAMENTO.

rimedi-cambio-di-stagioneEcco le date da segnare:

12 ottobre: Abitudini e mutamento

19 ottobre: Cambiare sé stessi: tra desiderio e paura

26 ottobre: Il viaggio dell’esistenza

Gli incontri sono gratuiti e si terranno presso la Biblioteca Comunale di Azzano San Paolo, in Via Papa Giovanni XXIII nr 17, alle ore 20.30.

 

Ecco la locandina dove troverete tutti i dettagli per prenotare: clicca qui – Locandina di Azzano

Vi aspettiamo!

Agnese & Raffaella

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19/26 Maggio 2016 – “Tracciare confini” & “Abitare la soglia”

Dopo una breve introduzione e dopo aver ricordato le nostre 5 regole d’oro della comunicazione (ascoltare attivamente gli altri, fare interventi brevi, usare un linguaggio semplice, non fare citazioni, non prevaricare gli altri), abbiamo letto insieme il brano selezionato come stimolo. Il brano, un po’ modificato ai fini della serata, era liberamente tratto da “L’inventore dei sogni” di McEwan. Abbiamo in seguito diviso i partecipanti in mini gruppettini per dare loro modo di confrontarsi e pensare alle domande stimolate dal testo.  Ecco qui di seguito la raccolta delle domande riportate sulla lavagna:

  1. Il confine è il limite tra la libertà personale e quella degli altri?
  2. Qual è il significato del confine per individuare la propria individualità?
  3. Siamo noi o gli altri a disegnare i nostri confini?
  4. La separazione favorisce la collaborazione?
  5. L’uomo è animale socievole/sociale?
  6. L’intorno e lo spazio esclusivo sono necessari alla propria identità fisica e psichica?
  7. Che cosa si perde dividendosi?
  8. Cosa si guadagna nella qualità dell’incontro, mantenendo lo spazio privato?
  9. Attraverso quali mezzi si può definire il confine?

Dopo aver riletto tutte le domande e chiarificato i punti più oscuri, ci siamo immediatamente resi conto che il tema che emergeva con grande forza era quello dell’identità, seguito da quello dell’incontro e dalla necessità di definire o comprendere i criteri per definire/tracciare un confine. Quindi invece che scegliere una tra le domande sulla lavagna per iniziare il nostro laboratorio, abbiamo deciso di muoverci liberamente seguendo questi tre filoni che erano emersi con forza. La discussione si è subito accesa non pretendendo di giungere a risposte immediate ma con la voglia di seguire il flusso spontaneo di pensieri e nuove domande che scaturivano via via.

6a00d834fde33553ef0128757a3be6970c-800wiPartendo dal concetto di identità abbiamo individuato un movimento che da noi va verso l’altro, per poi tornare a noi. Una sorta di ciclo, che ci mette in relazione con il mondo esterno, ci condiziona e modifica, un limite che da un lato ci condiziona e definisce, ma allo stesso tempo è anche ricchezza, in quanto possibilità e apertura. In questo movimento circolare abbiamo l’opportunità di sperimentarci, conoscerci, trasformarci e riconoscerci nuovamente. Il ruolo del confine è stato assimilato in parte a questo movimento: una linea reale o mentale, di varie forme, che delimita e che divide. Si tratta però di una divisione che è condivisa con altro, è una divisione tra due o più elementi tra loro in relazione. Il confine si profila dunque come una sorta di nozione dialettica, poiché è un continuo dialogare tra due o più parti. E’ una sorta di stato intermedio tra due stati definiti, è una zona di contaminazione, quindi da un certo punto di vista è anche una zona pericolosa in quanto incarna la coesistenza delle opposizioni (non degli opposti). Quindi perché tracciare confini? Per rispondere ad un esigenza di imporre un controllo, una difesa dall’esterno, dall’ignoto, dal diverso, o anche per la necessità di un contorno che definisce, ordina, regola. Ciò su cui tutti sono d’accordo è che il confine non è una BARRIERA invalicabile, ma è proprio l’elemento che gradualizza e articola le relazioni tra interno ed esterno, fra apertura e chiusura. E quindi forse “tracciare un confine” diventa un modo per ottenere il riconoscimento della propria identità/alterità. Nell’arco della serata spesso ritornava l’esigenza di definire meglio la differenza tra CONFINE e LIMITE. Differenza indagata solo in parte in biblioteca per questioni di tempo, ma che abbiamo ripreso nell’arco della serata successiva.

La seconda serata era dedicata al tema “abitare la soglia”e in questo laboratorio, invece di partire da uno stimolo scritto, siamo partiti da una frase da completare in autonomia pensando alle proprie esperienze di vita . Utilizzando questo tipo di stimolo, l’idea era quella di partire dal particolare (dato biografico/storia) per arrivare insieme, attraverso il dialogo filosofico, all’universale (concetti). Abbiamo quindi consegnato ai partecipanti fogli e penne e abbiamo chiesto loro di pensare e poi scrivere sul foglio quanto avevano in mente, lasciandogli alcuni minuti di tempo. La scelta della “scrittura” non è casuale, anzi la scrittura permette proprio di semplificare ed organizzare le esperienze e i pensieri ed è quindi uno strumento utilissimo all’interno di questo tipo di laboratori.

PENSO DI AVER ATTRAVERSATO UNA SOGLIA QUELLA VOLTA CHE…

  1. Quando sono passato dall’idea di realtà alla realtà della guerra
  2. La prima volta che sono andato da solo a scuola
  3. Quando è nata la mia nipotina. Passaggio inaspettato, apertura all’altro e rivisitazione delle relazioni
  4. La prima volta che ho fatto un discorso in pubblico.
  5. Quando mi sono trasferito in un altro paese sconosciuto diverso da quello d’origine (più di una persona)
  6. Tutte l e volte che oltrepasso un confine, lo supero, metto in gioco tante cose
  7. La prima volta che sono andata in vacanza da sola
  8. Ho incontrato il mondo dell’invisibile.

Senza titoloImmediatamente ci siamo resi conto dopo aver riletto e parlato a lungo di queste esperienze e di ciò che avevano significato per i partecipanti, che tornava con insistenza questo tema “della prima volta”, del nuovo, del passaggio, della sorpresa e dell’inaspettato. La soglia ci è apparsa dunque come un luogo di transizione, di mutamento, di inizio. Un luogo dove accade l’incontro con l’altro, il diverso, l’ignoto. Un luogo che è anche possibilità e attesa. Il tempo della soglia non è misurabile come successione nel tempo, in quanto appartiene all’ordine dell’evento. L’attraversare la soglia ha dunque un carattere trasformativo, “abitare la soglia” ci espone quindi al pericolo, mentre posizionarsi nell’adiqua o nell’aldilà, in qualche modo ci protegge. Rileviamo quindi questa sorta di dinamicità e, ponendoci all’interno dell’accadere dell’altro, in tutte le sue forme e dimensioni, dobbiamo cogliere il rischio che ogni incontro racchiude: lasciarsi modificare nel modificare l’altro. Si parla dunque di un condizionamento reciproco, dove la dimensione e l’accadere relazionale modificano non solo i soggetti in causa, destrutturandone e ristrutturandone il pensiero, ma anche sul contesto, ovvero sul terreno in cui si “gioca” la relazione, mutandolo. Nell’arco della serata sono ritornati nuovamente i concetti di limite e confine affrontati nella serata precedente e quindi tutti di comune accordo abbiamo deciso di riassumere quanto condiviso insieme come segue:

LIMITE CONFINE SOGLIA
Assoluto, ha il suo riferimento in sé relazione esperienza
Si supera Si attraversa Si abita, si attraversa
E’ soggettivo Fisico o mentale E’ un non-luogo
Non si sa cosa c’è dopo Si sa più o meno cosa c’è aldilà Non si sa cosa si diventerà dopo
Coraggio, rischio Ordine, regole, sicurezza Trasformazione, rischio
Dialogo con altro, dialettica Accadere relazionale che produce mutamenti

Anche questa volta il tempo è volato e ci siamo trovati fuori dalla biblioteca a dialogare animatamente. L’entusiasmo dei partecipanti, prova che questo di tipo di pratiche rispondono ad una necessità poco ascoltata, di avere uno spazio per condividere pensieri ed esperienze, che però hanno questo carattere filosofico e trasformativo. Non si tratta cioè semplicemente di parlare di sé, o di dire la propria, ma di costruire qualcosa insieme agli altri, di conoscerli, di condividere un processo di pensiero, di lasciarsi meravigliare dagli altri e di riuscire a dare un senso, seppur momentaneo e sempre in dinamico divenire, alla propria visione del mondo e al proprio vissuto.

share-ideaCome scriveva G.B.Shaw in una frase che ci piace molto: “Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela ciascuno. Ma se tu hai un’idea, ed io ho un’idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee.

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Se vuoi andare lontano, vai in compagnia.

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Maggio 2016: 2 nuovi incontri da segnare sul calendario!

Cari amici, ben ritrovati! Finalmente si riparte con due splendidi laboratori filosofici.  Durante la nostra esistenza sperimentiamo innumerevoli confini che ci definiscono e ci condizionano: non solo i limiti territoriali, forse i più visibili, ma anche quelli identitari o quelli che riguardano la sfera privata e quella pubblica, confini invalicabili o mobili o cangianti. Qualcuno ha detto che l’uomo è l’essere confinario che non ha confini, forse perché l’uomo si trova ad “abitare la soglia”? E a quale bisogno risponde il “tracciare confini”? Scopriamolo insieme attraverso 2 incontri di pratiche filosofiche dedicate a questi temi enigmatici. Come sempre non arriveremo a proclamare verità definitive, ma l’esercizio del pensiero sarà occasione piacevole e stimolante per stare insieme imparando dagli altri e con gli altri.

picEcco le date da segnare:

  • 19 MaggioTracciare confini
  • 26 MaggioAbitare la soglia

Gli incontri si terranno presso la Biblioteca A. Tiraboschi di Bergamo alle ore 20.30.

Per partecipare è necessario iscriversi telefonando al 347/5525832 o contattandoci al seguente indirizzo: [email protected]

Clicca qui per scaricare la brochure con tutti i dettagli.

Vi aspettiamo!!

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