19/26 Maggio 2016 – “Tracciare confini” & “Abitare la soglia”

Dopo una breve introduzione e dopo aver ricordato le nostre 5 regole d’oro della comunicazione (ascoltare attivamente gli altri, fare interventi brevi, usare un linguaggio semplice, non fare citazioni, non prevaricare gli altri), abbiamo letto insieme il brano selezionato come stimolo. Il brano, un po’ modificato ai fini della serata, era liberamente tratto da “L’inventore dei sogni” di McEwan. Abbiamo in seguito diviso i partecipanti in mini gruppettini per dare loro modo di confrontarsi e pensare alle domande stimolate dal testo.  Ecco qui di seguito la raccolta delle domande riportate sulla lavagna:

  1. Il confine è il limite tra la libertà personale e quella degli altri?
  2. Qual è il significato del confine per individuare la propria individualità?
  3. Siamo noi o gli altri a disegnare i nostri confini?
  4. La separazione favorisce la collaborazione?
  5. L’uomo è animale socievole/sociale?
  6. L’intorno e lo spazio esclusivo sono necessari alla propria identità fisica e psichica?
  7. Che cosa si perde dividendosi?
  8. Cosa si guadagna nella qualità dell’incontro, mantenendo lo spazio privato?
  9. Attraverso quali mezzi si può definire il confine?

Dopo aver riletto tutte le domande e chiarificato i punti più oscuri, ci siamo immediatamente resi conto che il tema che emergeva con grande forza era quello dell’identità, seguito da quello dell’incontro e dalla necessità di definire o comprendere i criteri per definire/tracciare un confine. Quindi invece che scegliere una tra le domande sulla lavagna per iniziare il nostro laboratorio, abbiamo deciso di muoverci liberamente seguendo questi tre filoni che erano emersi con forza. La discussione si è subito accesa non pretendendo di giungere a risposte immediate ma con la voglia di seguire il flusso spontaneo di pensieri e nuove domande che scaturivano via via.

6a00d834fde33553ef0128757a3be6970c-800wiPartendo dal concetto di identità abbiamo individuato un movimento che da noi va verso l’altro, per poi tornare a noi. Una sorta di ciclo, che ci mette in relazione con il mondo esterno, ci condiziona e modifica, un limite che da un lato ci condiziona e definisce, ma allo stesso tempo è anche ricchezza, in quanto possibilità e apertura. In questo movimento circolare abbiamo l’opportunità di sperimentarci, conoscerci, trasformarci e riconoscerci nuovamente. Il ruolo del confine è stato assimilato in parte a questo movimento: una linea reale o mentale, di varie forme, che delimita e che divide. Si tratta però di una divisione che è condivisa con altro, è una divisione tra due o più elementi tra loro in relazione. Il confine si profila dunque come una sorta di nozione dialettica, poiché è un continuo dialogare tra due o più parti. E’ una sorta di stato intermedio tra due stati definiti, è una zona di contaminazione, quindi da un certo punto di vista è anche una zona pericolosa in quanto incarna la coesistenza delle opposizioni (non degli opposti). Quindi perché tracciare confini? Per rispondere ad un esigenza di imporre un controllo, una difesa dall’esterno, dall’ignoto, dal diverso, o anche per la necessità di un contorno che definisce, ordina, regola. Ciò su cui tutti sono d’accordo è che il confine non è una BARRIERA invalicabile, ma è proprio l’elemento che gradualizza e articola le relazioni tra interno ed esterno, fra apertura e chiusura. E quindi forse “tracciare un confine” diventa un modo per ottenere il riconoscimento della propria identità/alterità. Nell’arco della serata spesso ritornava l’esigenza di definire meglio la differenza tra CONFINE e LIMITE. Differenza indagata solo in parte in biblioteca per questioni di tempo, ma che abbiamo ripreso nell’arco della serata successiva.

La seconda serata era dedicata al tema “abitare la soglia”e in questo laboratorio, invece di partire da uno stimolo scritto, siamo partiti da una frase da completare in autonomia pensando alle proprie esperienze di vita . Utilizzando questo tipo di stimolo, l’idea era quella di partire dal particolare (dato biografico/storia) per arrivare insieme, attraverso il dialogo filosofico, all’universale (concetti). Abbiamo quindi consegnato ai partecipanti fogli e penne e abbiamo chiesto loro di pensare e poi scrivere sul foglio quanto avevano in mente, lasciandogli alcuni minuti di tempo. La scelta della “scrittura” non è casuale, anzi la scrittura permette proprio di semplificare ed organizzare le esperienze e i pensieri ed è quindi uno strumento utilissimo all’interno di questo tipo di laboratori.

PENSO DI AVER ATTRAVERSATO UNA SOGLIA QUELLA VOLTA CHE…

  1. Quando sono passato dall’idea di realtà alla realtà della guerra
  2. La prima volta che sono andato da solo a scuola
  3. Quando è nata la mia nipotina. Passaggio inaspettato, apertura all’altro e rivisitazione delle relazioni
  4. La prima volta che ho fatto un discorso in pubblico.
  5. Quando mi sono trasferito in un altro paese sconosciuto diverso da quello d’origine (più di una persona)
  6. Tutte l e volte che oltrepasso un confine, lo supero, metto in gioco tante cose
  7. La prima volta che sono andata in vacanza da sola
  8. Ho incontrato il mondo dell’invisibile.

Senza titoloImmediatamente ci siamo resi conto dopo aver riletto e parlato a lungo di queste esperienze e di ciò che avevano significato per i partecipanti, che tornava con insistenza questo tema “della prima volta”, del nuovo, del passaggio, della sorpresa e dell’inaspettato. La soglia ci è apparsa dunque come un luogo di transizione, di mutamento, di inizio. Un luogo dove accade l’incontro con l’altro, il diverso, l’ignoto. Un luogo che è anche possibilità e attesa. Il tempo della soglia non è misurabile come successione nel tempo, in quanto appartiene all’ordine dell’evento. L’attraversare la soglia ha dunque un carattere trasformativo, “abitare la soglia” ci espone quindi al pericolo, mentre posizionarsi nell’adiqua o nell’aldilà, in qualche modo ci protegge. Rileviamo quindi questa sorta di dinamicità e, ponendoci all’interno dell’accadere dell’altro, in tutte le sue forme e dimensioni, dobbiamo cogliere il rischio che ogni incontro racchiude: lasciarsi modificare nel modificare l’altro. Si parla dunque di un condizionamento reciproco, dove la dimensione e l’accadere relazionale modificano non solo i soggetti in causa, destrutturandone e ristrutturandone il pensiero, ma anche sul contesto, ovvero sul terreno in cui si “gioca” la relazione, mutandolo. Nell’arco della serata sono ritornati nuovamente i concetti di limite e confine affrontati nella serata precedente e quindi tutti di comune accordo abbiamo deciso di riassumere quanto condiviso insieme come segue:

LIMITE CONFINE SOGLIA
Assoluto, ha il suo riferimento in sé relazione esperienza
Si supera Si attraversa Si abita, si attraversa
E’ soggettivo Fisico o mentale E’ un non-luogo
Non si sa cosa c’è dopo Si sa più o meno cosa c’è aldilà Non si sa cosa si diventerà dopo
Coraggio, rischio Ordine, regole, sicurezza Trasformazione, rischio
Dialogo con altro, dialettica Accadere relazionale che produce mutamenti

Anche questa volta il tempo è volato e ci siamo trovati fuori dalla biblioteca a dialogare animatamente. L’entusiasmo dei partecipanti, prova che questo di tipo di pratiche rispondono ad una necessità poco ascoltata, di avere uno spazio per condividere pensieri ed esperienze, che però hanno questo carattere filosofico e trasformativo. Non si tratta cioè semplicemente di parlare di sé, o di dire la propria, ma di costruire qualcosa insieme agli altri, di conoscerli, di condividere un processo di pensiero, di lasciarsi meravigliare dagli altri e di riuscire a dare un senso, seppur momentaneo e sempre in dinamico divenire, alla propria visione del mondo e al proprio vissuto.

share-ideaCome scriveva G.B.Shaw in una frase che ci piace molto: “Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela ciascuno. Ma se tu hai un’idea, ed io ho un’idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee.

Questa voce è stata pubblicata in Laboratorio di pratica filosofica e contrassegnata con , . Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.