L’identità

identity-fraud12Come avevamo promesso, eccoci finalmente giunti alla serata dedicata al tema dell’identità. Serata resa possibile grazie all’ospitalità e all’accoglienza dell’Associazione Culturale “Le Muse” di Curno, che ringraziamo tantissimo per averci dato questa opportunità. Questo tema ci era stato richiesto più volte da partecipanti ed affezionati e siamo contente di essere riuscite a mantenere la promessa fatta. Come di consueto siamo partiti da uno stimolo condiviso da cui i vari gruppi hanno fatto emergere le seguenti domande:

  • Cosa lascio/trasmetto di mio agli altri nelle relazioni? Viole del pensiero
  • Se io sono io, chi sei tu? Cipolle
  • Cosa intendiamo per identità? Primule
  • Quali sono gli aspetti che definiscono l’identità? Noi
  • Perché si fa fatica a conoscere fino in fondo l’identità dell’altro? Noi
  • E’ giusto rinunciare al proprio io per far piacere agli altri? Incognita
  • Se il nome identifica la necessità, è sempre una corrispondenza della persona e lo rappresenta di fronte agli altri nella vera entità del suo io? Non solo nome
  • Quante identità ha un io? Non solo nome

Dalle domande è nata un’animata discussione che ha portato fin dal principio ad ulteriori domande: Cosa significa dunque per qualcosa essere uguale a se stesso? E cosa significa essere uguali a se stessi, se si può cambiare nel tempo?

nave teseoUn bell’esempio ci viene fornito dal paradosso della nave di Teseo. Immaginiamo che la nave dell’eroe greco, solcando i mari durante le sue mille avventure invecchi e che il fasciame che la compone vada via via corrodendosi e logorandosi. Piano piano e nel tempo ogni singolo pezzo di questo fasciame verrà sostituito da assi e pezzi nuovi, fino a che non sarà completamente rinnovato rispetto al fasciame originario. Immaginiamo inoltre che tutti i pezzi che sono stati sostituiti, siano stati conservati un magazzino dove è stata ricostruita una copia identica della nave di Teseo, con i suoi pezzi originali. A questo punto quale delle due navi è più identica alla nave di partenza?

Questo esempio emblematico, ci fa scontrare immediatamente con la criticità del concetto di identità: cosa ci rende quelli che siamo? Per essere qualcuno è più importante avere le stesse parti materiali o è più importante la continuità nel tempo?

La possibili risposte a questo quesito, ipotizzate dai partecipanti sono state diverse. Per alcuni un individuo resta se stesso in virtù del suo corpo, cioè sulla base di una continuità corporea. Questo criterio di identità e identificazione è quello che usiamo nella vita quotidiana, quando identifichiamo una persona grazie ai suoi tratti somatici, alle sue impronte digitali, al DNA etc… Per altri l’identità invece non è determinata dal corpo, bensì dalla continuità della memoria e della consapevolezza si sé.

Tutti sono però d’accordo nel pensare all’identità come ad un qualcosa di profondamente dinamico e in continua evoluzione. Un movimento che da noi va verso l’esterno e trova l’altro. Un altro che ci fa da specchio e che contribuisce all’evolversi della nostra identità, o attraverso un processo di riconoscimento e appartenenza,  o per differenza. Quindi un’idea di identità che non è fissa, ma che è meta, ricerca, costruzione e riflessione. Un processo che si fonda nel rischio dell’incontro e attraverso lo sviluppo di un pensiero che si arricchisce anche delle idee e del pensiero dell’altro, come investimento per la propria crescita e consapevolezza.

magritte-decalcomanie“La mia identità è in divenire perenne. Non ho un’identità da proteggere, ho un’identità da realizzare, un’identità che avanza, che cresce, che evolve. La mia identità di oggi non è più quella di ieri. Chi sono io? Sono le mie idee che ho cambiato, le emozioni che ho avuto, belle o brutte, sono la mia volontà. La mia identità è il comporsi di tutte queste cose, per cui sono braccia che si stendono, non sono radici immobili.” Ronchi

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