13 Gennaio – Memoria: nutrimento dell’uomo

ThinkYourBrainIsDoomToSenilityNutrire la vita”, il ciclo di incontri di Pratiche Filosofiche in corso presso la biblioteca di Nembro, ha fatto riflettere, noi filosofi praticanti per primi, su cosa sia il nutrimento per l’uomo rispetto agli altri esseri viventi.

Nutrire è verbo elementare e fondamentale: descrive la prima attività nella quale l’uomo è coinvolto ancor prima di nascere, ma oltre che bisogno primario il nutrimento ha acquistato in ogni epoca un significato simbolico e rituale assai vasto. Ci troviamo quindi quasi costretti a ricercare un solo elemento ma fondamentale per il nutrimento umano e così, quasi da un atto intuitivo, è nata l’idea della memoria.

Già, ma cos’e la memoria? Il termine anch’esso abbraccia tanti significati e altrettante discipline, pensiamo alle neuroscienze o alle arti della memoria di cui parla già Aristotele, e poi alle diverse categorie di memoria: quella cognitiva, episodica, procedurale, semantica, dichiarativa… Tutto questo interesse per il tema è forse dovuto al fatto che esso affonda le sue radici nel primordiale timore dell’uomo di essere dimenticato. Così si spiegano tutti quei luoghi della memoria: cimiteri, monumenti, sacrari, musei…

magritte-senza-voltoInsomma con questa introduzione siamo riusciti a “disorientare” i nostri dialoganti e a mettere in risalto il Valore incontestabile della memoria quale nutrimento dell’uomo. Se nonché la filosofia non afferma, non stabilisce una volta per tutte sensi e significati, quindi abbiamo proposto ai partecipanti la lettura di un brano di Nietzsche tratto dalle “Considerazioni inattuali” dove l’autore si chiede: la storia favorisce e incrementa la vita oppure la blocca atrofizzandone l’azione? Ebbene per Nietzsche l’oblio è necessario alla vita: per poter vivere nel presente, bisogna poter dimenticare il passato, che altrimenti incatenerebbe l’uomo al ricordo mentre è proprio l’oblio (prerogativa e dono degli animali) ad assicurare il fiorire perenne della vita e il  poter vivere attivamente e felicemente nel presente.

A questo punto passiamo il dilemma ai partecipanti, che divisi in piccoli gruppetti, iniziano a discutere su memoria e oblio e , come vuole il metodo della Comunità di Ricerca, vengono poste le seguenti domande:

  1. Come la memoria può aiutarci ad essere positivi?
  2. Quanto la memoria collettiva condiziona i nostri giudizi, le visioni delle cose e le azioni?
  3. La memoria condanna necessariamente alla sofferenza?
  4. Possiamo scegliere di ricordare o dimenticare?
  5. Quali sono I vantaggi di avere una memoria in relazione alla felicità del presente?

La discussione si è subito incentrata sugli aspetti positivi e quelli negativi del dimenticare e del ricordare, ma soprattutto quanto il racconto di sé attraverso la memoria, modella la nostra identità: passato e futuro attraversano continuamente la nostra esistenza, ed il passato non è un semplice magazzino di ricordi che vengono prelevati tali e quali nel tempo.

the_unbearable_lightness_of_memorySi è discusso poi della memoria storica e quanto ogni epoca e ogni cultura, impigliate nella propria ideologia, condizionano il racconto dei fatti, quanto viene ricordato, quanto trascurato, quanto dimenticato. Forse allora la vita è una scelta costante tra ciò che si deve ricordare e ciò che deve essere dimenticato, ma ancora, questa selezione è sempre consapevole? Ognuno di noi, ma anche la società, è ciò che ricorda e ciò che dimentica: è un gioco al quale non possiamo sottrarci: per vivere nel presente e guardare al futuro dobbiamo liberarci del passato, ma nelle scelte facciamo costantemente tesoro delle esperienze passate. Chiudiamo questa serata con le parole di Malcolm de Chazal “La memoria ha cinque porte d’entrata: i cinque sensi, e una sola d’uscita: l’immaginazione”.

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