14 Novembre 2014 – Desidero quindi sono

images0J23UC9KBen tornati cari amici. Si è da poco conclusa la prima serata sul tema del desiderio e ringraziamo tutti i partecipanti nuovi e affezionati, che col loro entusiasmo hanno animato questo laboratorio di pratica filosofica.

Il Desiderio è un tema molto complesso e sfaccettato e, nella prima serata dal titolo”Desidero quindi sono”, abbiamo cercato di mettere in luce il profondo rapporto che intercorre tra desiderio e identità.

Partendo da uno stimolo pretesto tratto da un libro di Sandor Marai (clicca qui per leggere lo stimolo)  abbiamo raccolto sulla lavagna tutte le domande dei partecipanti:

  • Che cos’è il desiderio e che cos’è la passione? (Zero)
  • Il termine sopravvissuti è riferito solo ad un’esperienza negativa? (Sconosciute)
  • Si può sopravvivere senza passione? (Sconosciute)
  • La ragione può aiutare la passione? (Rosetta)
  • La passione è scopo? (Criptica)
  • Viene prima la passione o il desiderio? (Criptica)
  • Il desiderio muove la vita ma per certi versi non la complica? (Lupo grigio)
  • E’ meglio vivere a fondo il desiderio o passione, o staremmo meglio se riuscissimo a contenerli? (Lupo grigio)
  • Il desiderio è la condizione dell’autocoscienza insoddisfatta? ( Narcisi)
  • L’io che desidera si nutre di passione per realizzare la propria consapevolezza di esistere? (Narcisi)

endless_dream_by_supcowpur-d4bbmj6Dopo una chiarificazione sul concetto di desiderio e di passione, ci siamo concentrati sulla differenza tra sogni e desideri. Il sogno legato alla fantasia, sviluppa la nostra creatività, ci offre la possibilità di sperimentarci in più ruoli fino a decidere quello più giusto per noi stessi, o a volte, rappresenta una valvola di sfogo che ci permette, seppur solo nella fantasia, di modificare per qualche istante il corso degli eventi. Ben diverso è il desiderio. Infatti, se il sogno vive nell’ambito della fantasia, il desiderio invece ha un forte legame con la realtà. Quando desideriamo qualcosa riteniamo che, in qualche modo, questo qualcosa sia raggiungibile. Il desiderio è quindi una sorta di “sogno realizzabile” proiettato nel futuro.

Molti si fermano al desiderio, vivendo o sopravvivendo come i personaggi del testo letto all’inizio della serata, nella frustrazione di non vederlo mai realizzato o rimanendo imprigionati nel desiderio stesso. Altri invece accettano il cambiamento e il passaggio dal desiderio proiettato al futuro, al progetto, agganciato al presente.

Ed è proprio in questo processo di realizzazione del desiderio che misuriamo noi stessi e incontriamo l’altro, attraverso una valutazione delle nostre capacità e possibilità, ponderando con attenzione se ciò che desideriamo è realmente auspicabile o meno per noi, elaborando i fallimenti, esercitando la nostra costanza e la nostra capacità di rischiare e di gettarci nell’impresa. In questo senso quindi il desiderio appare come uno strumento molto potente per conoscere noi stessi. Se pensiamo all’etimologia della parola, desiderio, de (essere lontani) sidera (stelle) il desiderio richiama l’idea di questa tensione verso un punto di riferimento da cui dipende qualcosa di molto importante e profondo per noi. La “Stella” può essere un ideale, una curiosità profonda che richiama ad una richiesta di senso del proprio essere.

Come scrive Negretti “il desiderio è ricerca, espansione della persona nello spazio e nel tempo del sentire, della conoscenza, dell’incontro; è attesa e costruzione di qualcosa  di nuovo in se stessi e nella relazione con gli altri. Chi desidera ha un “mondo” da esplorare e in questa esplorazione si conosce e può dire chi è“.

500Quindi desiderio e identità sono profondamente legati e in questo legame un ruolo importante è affidato al riconoscimento. Infatti al di là delle varie cose o situazioni concrete che posso desiderare, ciò che l’uomo si aspetta è di essere riconosciuto dall’altro e a sua volta di riconoscere l’altro in questo gioco eterno di rimandi e dipendenza. Da qui si evince dunque che l’identità non possa mai essere concepita come a sé stante, bensì nella sua matrice relazionale. L’identità non è chiusura ma apertura e confronto con l’altro ed è proprio in questa apertura che, per identità e differenza, l’identità si definisce come esistente e prende coscienza di sé.  All’interno di questa nostra continua ricerca di senso, il desiderio si costituisce quindi come il guardiano della nostra dimensione creativa e conoscitiva e, come già appare nel suo etimo, indica forse un cielo aperto all’interno del quale attendere e cercare la propria stella.

Grazie a tutti per aver partecipato, vi aspettiamo il 28 Novembre con il tema “Il desiderio perduto”. A presto.

Questa voce è stata pubblicata in Laboratorio di pratica filosofica e contrassegnata con , . Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.